«Senza opportunità la democrazia è in scacco».
Il capo dello Stato non tralascia di parlare delle spine della politica quotidiana. Ricorda, ad esempio, di avere già sollecitato un salto di qualità della politica, affinché esprima «uno spirito di condivisione delle sfide», poiché è «in giuoco la dignità, la moralità la capacità di offrire un riferimento e una guida. A questo riguardo - ha ammonito - voi che mi ascoltate non siete semplici spettatori, perché la politica siete anche voi, in quanto potete animarla e rinnovarla con le vostre sollecitazioni e i vostri comportamenti, partendo dalle situazioni che concretamente vivete, dai problemi che vi premono…».
In una qualche maniera con l’ultimo contributo postato su
comunitazione.it mi dico interessato ad ogni considerazione originale e pertinente volta ad incitare la creatività, incoraggiare le iniziative per riabilitare il senso primario dell’agire politico e promuovere la cultura come vettore d’emancipazione. In qualche modo e con una certa frequenza ci si trova a discutere con l’intento di avere uno scambio di idee e di opinioni. Ci si impegna, a dire il vero, a muovere obiezioni, esprimere dubbi, fare delle riserve, o più genericamente manifestare le proprie idee ed opinioni in contrasto con quanto altri vuole o sostiene: «se sai che ho ragione io, perché discuti? Non discuto più, fa quello che credi, ma io resto del mio parere». Così sistematicamente la conclusione di ogni incontro. Taciuti i retro pensieri di alcuni - soprattutto da chi vuole reinterpretare eventi o dinamiche storiche fino al momento taciute o non sapute – ci si riconduce a sporadiche se pur interessanti iniziative somiglianti e di sicuro dotte.
Una non a caso. «Crisi: di cosa stiamo parlando? Realtà immaginaria: economia, politica, spettacolo. Perché nel dibattito pubblico-mediatico non si riesce a parlare delle questioni “reali”?
Fuoridalmediaevo: un’associazione culturale aperta, nata a Como». Con un’articolata trattazione ed uno stile sintetico, che coglie l'aspetto fondamentale dei problemi mettendo in evidenza fatti e idee essenziali e tralasciando l'analisi dei particolari, in cinque punti vengono esposti: la fruizione del messaggio tele-visivo, per lo più passiva; il linguaggio mediatico-televisivo caratterizzato dalla confusione dei ruoli, dei piani della realtà, dei messaggi. A seguire, viene stigmatizzata l’appartenenza ad una corporazione di privilegiati, inossidabile e vitalizia: i politici ed i loro censori mediatici. Per concludere, con l’esortazione a cercare di immaginare e di pensare un nuovo progetto sociale inventando gli strumenti politici necessari alla sua costruzione; e la necessità di ridefinire consapevolmente limiti e strumenti di controllo delle istituzioni e dei mezzi di informazione pubblica.
Per altro verso noi, orientati al riscatto di quel «senso primario dell’agire politico», condividiamo la necessità di un'ecologia della parola. La politica, il politico ha il dovere di ripulire il proprio linguaggio, depurarlo, lavarlo, farlo asciugare al vento salvifico della «comprensione» popolare. La verbosità degli apparati, gli arzigogoli verbali, la logorrea sfiancante, i debordanti saccenti, i filosofismi inguinali, i sociologismi d'accatto, gli economismi tardo kenesyani, la prosopopea degli eletti allontanano il Popolo. Bisogna ritornare a una Parola chiara, a una parola di verità, vestita dell'autorevolezza di chi la pronuncia del «disinteresse» di chi la dice, della magia di chi la racconta. Pensiero, parola, azione. Idea, linguaggio, fatto. E' questo il percorso: la parola è idea in divenire e fatto prima che si realizzi. La parola è il passaggio chiave fra un'idea e la sua realizzazione pratica. E' la parola che definisce un altro mondo possibile, un altro modo di fare politica. Considerazioni condivise, ripresi dalla rete
[1].
Un’aggregazione sia spontanea che organizzata è un’esigenza vitale: impegno con entusiasmo possono dare l’opportunità di incanalare energia in senso positivo e costruttivo. A sua volta prendere dimestichezza con le nuove tecnologie e poter fruire di conoscenze tacite disponibili può essere utile. L’opportunità dell’immediato coinvolgimento nel «passaggio chiave fra l’idea e la sua realizzazione pratica» porta a quel processo di creazione di conoscenza e diviene strumento di creatività. La creatività è strettamente legata all’originalità: quindi qualcosa di nuovo che nasce spontaneamente. L'idea di creatività come atteggiamento mentale proprio (ma non esclusivo) degli esseri umani nasce nel Novecento. Nella specie umana, mentre in alcuni campi – la matematica, per esempio - la creatività sembra svilupparsi meglio in giovane età, in altri – letteratura, musica, arti figurativi – continua per tutto l’arco della vita.
[1] La potenza della parola di Emiliano Deiana